Abbiamo intervistato Tony Effe in occasione dell'uscita dell'album "Untouchable".
Tony Effe, al secolo Nicolò Rapisarda, non ha bisogno di presentazioni. Insieme agli altri componenti della Dark Polo Gang ha contribuito a tracciare una linea nella storia del rap italiano. Dopo anni di lavoro collettivo, è fuori il suo primo progetto da solista. Lo status di Tony non può essere messo in discussione e il suo nuovo disco “Untouchable” è qui a testimoniarlo.
Inizio la chiacchierata con Tony partendo dalla copertina. L’artwork è stato realizzato da Anton Tammi in collaborazione con Moab. Il primo è uno dei registi di video musicali più noti nel panorama mondiale, il secondo è il graphic designer per eccellenza della scena rap italiana: chiedo a Tony come sia stato lavorare in un team internazionale e come sia nata l’idea della copertina.
“Allora l’idea della copertina è stata mia – comincia Tony. Inizialmente il disco doveva uscire il 21 maggio, data in cui avevo un processo. Quindi l’idea era di riprodurre un processo. Poi ho fatto la campagna di Dsquared in cui ho conosciuto una modella francese. Ci siamo scritti e lei mia ha detto: “perché non lavori con Anton che è un mio amico?” Mi ha fatto vedere tutti i suoi lavori. Quindi lei ce l’ha suggerito e noi lo abbiamo contattato – prosegue Tony. Poi abbiamo parlato con Moab e gli abbiamo detto che stavamo collaborando con lui. Moab si è subito fomentato e alla fine lo abbiamo fatto. Anton è stato un vero professionista, un bravo ragazzo.”
Sottolineo a Tony quanto mi sia piaciuta la copertina e il suo valore di discontinuità rispetto ai suoi progetti precedenti.
Tony mi interrompe e aggiunge: “È stato davvero forte. Alla fine è come se avessi pagato un featuring americano in più.”
Parlando di featuring americani allora riprendo parola e gli chiedo della collaborazione con Gucci Mane.
“Lui è il padre della trap – inizia Tony. Lui c’ha comunque 41 anni: è un Gue Pequeno della trap in America. Per me è il top. Inizialmente dovevo lavorare con un altro artista, non so nemmeno per quale motivo. Poi ho fatto questa traccia [“Tony Montana” ndr] e allora ho ritirato la traccia che avevo inviato inizialmente al primo artista. Ho pensato subito: deve farla per forza Gucci. Allora con Drillionaire abbiamo deciso.” Poi Tony aggiunge: “Comunque l’altro artista aveva ricevuto la traccia due mesi prima. Gucci invece è stato un vero professionista. Gli abbiamo inviato la traccia e dopo una settimana ci ha mandato la strofa. L’ha fatta subito proprio. Si è anche informato sulla copertina e su di me, so che si è fomentato.”
Ascolta qui "Tony Montana".
Proseguendo sul discorso collaborazioni non posso non chiedergli del tanto atteso ritorno con Side.
Tony mi risponde: “Side l’ho beccato la prima volta alla festa di Noyz. Non lo vedevo da una vita e ci siamo abbracciati. ”Poi con tono ironico aggiunge: “Ad un certo punto della serata l’ho anche quasi imbruttito. Perché io sono strano: lo abbracciavo e gli dicevo “ti ammazzo”. Sono un mezzo psicopatico – dice sorridendo. Poi prosegue nel raccontarmi: “Dopo quella volta in cui abbiamo fatto serata insieme ci siamo rivisti un paio di volte e alla fine in studio da Luke [Sick Luke ndr]. All’inizio era strano. Pensavo “e mò che cazzo dobbiamo fare”. Poi ci siamo sciolti e abbiamo fatto la traccia al volissimo. Ci abbiamo messo dieci minuti. Alla fine quando stiamo insieme io e lui ci fomentiamo sempre a vicenda.”
Vendendo il suo entusiasmo proseguo su Side chiedendogli quale sia stata la sua sensazione nel risentirsi sullo stesso beat dopo gli anni di allontanamento.
Tony mi risponde: “Appena Side dice qualcosa su una traccia mi viene proprio la pelle d’oca. È forte. Poi la nostra traccia non è solo “il ritorno di Tony e Side insieme” ma è proprio un bel pezzo: non era scontato. Poteva uscire pure qualcosa di già sentito e invece è una hit.”
“Hanno copiato per anni quello che ci siamo inventati dal niente, penso che metà della scena sono figli del triplo sette” dice Side nella traccia “Luce a Roma”. Penso che nessuno possa smentire questa frase. Approfitto di questa barra per chiedere a Tony come lui abbia vissuto le varie fotocopie della DPG che hanno popolato il rap game negli ultimi anni.
“Non me la vivo male – inizia Tony. “Quando spacchi e fai qualcosa che va è normale che poi la gente te la copi. Funziona così nel mondo. Ovviamente apprezzo molto di più altre cose rispetto a quelli che provano a copiare la roba nostra. Alcuni di quelli che copiavano la Dark sono pure andati bene. In quel periodo magari noi l’abbiamo un po’ trascurata quella cosa. Se trascuri una cosa poi se la prendono gli altri.” E conclude con chiarezza: “Infatti ho dovuto subito rimettere subito la situazione apposto.”
Ascolta qui "Effe".
Rientrando più sull’attualità del nuovo disco, chiedo a Tony della traccia “Effe”. La più originale e la meglio riuscita dell’intero disco a mio parere.
Tony mi risponde: “È una traccia che mescola tante cose: le sonorità non lo sono ma il testo è pienamente trap. Il suono mi dà quell’immaginario in stile coca anni ’80. ”Poi prosegue raccontandomi la genesi del beat: “Quella traccia inizialmente aveva un beat trap. Era un beat che aveva fatto Luke solo che mi suonava molto vecchio. Quindi quella traccia l’abbiamo tenuta per ultima. L’abbiamo provata a rifarla in diverse chiavi ma continuava a non piacermi. Poi all’ultimo abbiamo trovato un sample grazie a Drill. L’hanno sistemata lui e Luke e alla fine spacca.”
Proseguendo sull’analisi delle tracce, chiedo a Tony dei pezzi più intimi che sono presenti nel disco. Infatti in brani come “Piazza” o “Lacrime” con Tedua esce fuori una vena più malinconica, innovativa per la carriera musicale di Tony.
“Con Tedua avevo fatta già qualcosa di simile – mi dice Tony. Penso che ad alcuni piacerà una cosa e ad altri qualcos’altro. Diciamo che i miei fan da “Crack Musica” si sentiranno quelle quattro tracce che gli interessano. Mentre magari le ragazze ascolteranno “Escort Lover” o “Lacrime”. Io ho voluto fare un disco più vario per una mia esigenza personale non per necessità. Mi è uscito così.”
Passando dai brani ai beatmaker, chiedo a Tony come si sia approcciato e se sia cambiato il suo modo di lavorare collaborando Drillionaire.
Tony mi risponde: “Allora inizialmente avevo cominciato a lavorare con Luke. Poi stando a Milano ed avendo già collaborato con Drill in passato ho proseguito con lui. La prima traccia che ho fatto con Drill era proprio “Lacrime” e visto che era uscita una hit ci siamo beccati molto più spesso. Io con Drill mi sono trovato subito molto bene.” Sulle differenze nelle modalità di lavoro mi dice: “Con Luke te la prendi molto più comoda. Si tratta sempre di un tuo amico, posso anche andare in studio e non concludere nulla. Quando vai in un altro studio da rapper non puoi entrare, farti due canne e non combinare un cazzo. Fino a quando non chiudi un qualcosa di solito non esci.” In conclusione mi dice: “Quindi diciamo è stato anche molto più produttivo andare in studio da Drill. Poi comunque quando scendevo a Roma andavo da Luke. Però la maggior parte dal disco è stato fatto quasi tutto in studio qua a Milano.”
Come ultima domanda ritorno sugli anni passati. Infatti poche settimane fa ricorreva un anniversario importante. Cinque anni fa, il 19 maggio 2016, usciva “Succo di Zenzero”. Approfitto di Tony per chiedergli cosa ricorda di quella fase e della lavorazione di quel disco storico.
Tony mi risponde con simpatia: “Non mi ricordo quasi nulla perché era stato un periodo molto zenzeroso.” Ci facciamo una risata e poi prosegue: “Quindi era una fase molto hardcore. Mi ricordo però il vibe “bollicine” di quel periodo là che mi faceva volare. I primi beat del Nino [Nino Brown ndr] che spaccavano. È stato molto fico. Io sono fan di “Succo di zenzero” vorrei ci fosse un volume due. Spero in Wayne. So che sta facendo un sacco di cose in studio.”
Con la speranza di Tony per un futuro volume due di “Succo di zenzero” e un mio in bocca al lupo per l’uscita del suo album concludiamo la nostra chiacchierata.
“Untouchable” di Tony Effe è fuori su tutte le piattaforme, non perdetelo.