Interviste

Roma ha di nuovo il suo capitano: torna in campo Side

Abbiamo intervistato Side in occasione dell’uscita di “Il ritorno del vero”.

Articolo di
Gabriel Seroussi
on
28
-
06
-
2021

Il rap di Side è spontaneo. I suoi pezzi sono istintivi, diretti e sinceri. Perché il rap non è per forza fare l’incastro più ricercato ma raccontare la propria realtà in maniera veritiera sul beat. Side snocciola la sua verità in quindici pezzi che scorrono come fosse un unico racconto.Devo essere sincero: sono entusiasta di questo disco e della chiacchierata con Side. Ascoltando il disco, chi ha seguito Arturo fin dai tempi di “Totti e De Rossi” avrà una bellissima sensazione: quella di rendersi conto di essere cresciuto insieme ad un artista. Side non è lo stesso del 2015 come non lo siamo noi.


Eppure, a distanza di anni, c’è la stessa connessione. C’è quell’istinto e quella passione che rende Side un artista vero. Se seguite Arturo dal 2015: questa è la vostra intervista. Si parla di Rap, si parla di strada, si parla di crescita, di problemi, di dipendenze, di paternità.

Chiamo Arturo in una torrida mattinata estiva. Ci siamo già conosciuti ma lui, giustamente, non lo sa. Abbiamo frequentato lo stesso liceo e gli stessi luoghi. Fin da subito noto che questa familiarità lo rasserena e iniziamo a parlare liberamente.

 

Parto dalla nostra città. Chiedo ad Arturo che impressione abbia della scena romana attuale.

Side mi risponde subito con lucidità: “Adesso è molto figa, ci sono parecchie persone valide. Molti emergenti. Il problema della scena romana è che tanta gente brava tende ad emigrare. Ed anche chi resta a Roma non dà alla città la giusta centralità.” Side si ferma come per riordinare i pensieri e prosegue: “O meglio: c’è chi lo fa e chi questo aspetto lo tralascia. Siamo pieni di gente forte ma si può sempre migliorare.” A questo punto Arturo tira fuori uno spunto interessante: “Mi piacerebbe fosse più come a Milano dove ogni settimana esce il ragazzino nuovo ed ha successo. Roma è piena di gente forte. Molti pischelli fanno rap ma non tutti poi ci credono, non credono di potercela fare. A Roma è tutto molto sfilacciato.” Allora lo fermo, e con un po’ di senso di colpa da emigrato a Milano, gli chiedo se secondo lui il problema di Roma sia nella mancanza di infrastrutture economiche ed organizzative nell’ambito musicale. “Avoglia, è proprio questo il problema”– sentenzia Side.

 

Restando sulla capitale, chiedo ad Arturo del suo ritorno sul beat con Tony Effe. Arturo se la ride e mi dice: “Si sono spaventati tutti, eh?” E poi prosegue: “Io con Tony sono sempre stato in buoni rapporti. Non c’è mai stato astio, come con nessuno della Dark. Quando ci siamo rivisti in studio, anche se non ci vedevamo da un bel po’, è stata la stessa cosa”. E conclude: “È come quando metti in studio i Migos: abbiamo iniziato a sputare rime, eravamo davvero presi bene”. Gli chiedo come sia stato per lui risentirsi in una traccia con Tony dopo tanto tempo. “Spacca, la traccia è una hit. La gente crepa quando facciamo queste cose.” E poi aggiunge: “Siamo stati gentili a fare un solo pezzo e non un intero mixtape.”

                                                                               

Mi lego al discorso Dark chiedendogli della traccia “2016”. Arturo mi ferma subito: “Calcola quella traccia non c’entra con il discorso Dark. È stato Luke a volerla chiamare 2016 ma solo perché il suono era simile alla roba che facevamo un tempo.” E aggiunge: “Io non le ragiono mai queste cose, le faccio e basta. Poi magari suonano in un certo modo ed hanno quella vibe. “2016” è uscita così. Non è mai “oggi voglio fare una traccia che suoni così”. È sempre molto naturale e poi le cose succedono. La traccia “2016” è tanto nelle mie corde a livello di sound ma il disco è vario.”

 

Ritorno sul concetto di spontaneità e chiedo ad Arturo se ha notato differenze nel suo processo creativo nel corso degli anni. “La cosa che noto, indipendentemente dai diversi progetti, è che quello che conta sono io e ora sto bene – comincia Side.

“Ora, per farti un esempio, non uso nessuna droga, sto superclean, mi alleno.”

Sul suo rapporto con il rap mi dice: “Io faccio rap da quando ho sette anni. Ho i quaderni di rime di quando ero piccolo. Il mio rapporto con il rap è come quello di un idraulico con i tubi. Mi metti un beat e io faccio le rime.” E infine aggiunge: “Adesso quello che ho riacquisito è un po’ questo: la voglia di fare rap tutto il giorno come quando ero bambino. Ad un certo punto era diventato lavoro, adesso è tornato ad essere naturale. Lo voglio fare sempre più solo per passione. Voglio avere la libertà di fottermene di tutto quello che non riguarda la musica nel lavoro del rapper.”

 

Proseguo la conversazione virando più su aspetti personali: chiedo ad Arturo cosa ci può raccontare del suo periodo di assenza dalle scene. “In molti si sono chiesto cosa stessi facendo – inizia Side. Io ho fatto semplicemente la mia vita. Il mio stop è stato causato da questioni discografiche, non personali. Io sono stato a Roma a fare la mia vita. Io c’ho una vita vera indipendentemente dal personaggio.” Infine aggiunge: “Comunque nella vita è difficile che mi trovi al locale glamour. Sono una persona che tende a farsi i cazzi propri. Magari per una settimana non pubblico una storia su Instagram senza problemi.”

 

Resto sulla vita personale chiedendo come stia vivendo la prospettiva di diventare padre a breve. “Calcola ti sto parlando dalla camera che sarà poi di mia figlia – comincia Side. Io sono supercontento, non vedo l’ora. Potrei dire di tutto ma ho paura di impappinarmi nel parlare. Sono davvero felice ed emozionato. Bisognerà alzare una cifra di milioni." Proseguendo sulla futura paternità chiedo ad Arturo che disco farà ascoltare a sua figlia quando sarà grande. Side mi risponde: “Perché quando sarà grande? Io gli faccio ascoltare la musica già dalla pancia.” Ci facciamo una risata e poi lui prosegue: “Comunque le farò ascoltare tutto, tutto quello che ascolto io. Poi c’è l’educazione musicale che è molto importante. È uno dei doveri di un genitore però su quello non so ancora. Mia madre quando ero piccolo mi regalò come primo disco The Marshall Matters di Eminem. Poi tutti gli altri suoi.” E conclude: “Quando ero piccolo e viaggiavo con la mia famiglia, in qualsiasi posto andassimo, compravo dei dischi. Mi ricordo che comprai The College Dropout di Kanye. Poi tutti i mixtape e le compilation che giravano. Comunque per mia figlia partirei dai classici. Indipendentemente dagli ascolti c’è da conoscere la storia. L’Hip hop va studiato.” Mentre sto per proseguire verso altri lidi con l’intervista Side mi interrompe e dice: “Una cosa non farei ascoltare a mia figlia: quella merda che si fa ora sulle pills. Quella roba depressa. Detto da me può sembrare un controsenso. Io comunque vengo da una generazione in cui il rap era una roba da hustlers non da tossici.

 

Parlando di rap mi avventuro maggiormente nel disco. In più di un brano viene nominata la figura di Nipsey Hussle: chiedo ad Arturo cosa abbia rappresentato Nipsey per lui. Side mi risponde: “Io Nipsey l’ho sempre ascoltato. C’è gente che l’ha scoperto con la sua morte. E, per carità, va bene così. Anzi, meglio: più gente lo conosce e meglio è. Io sono sempre stato in fissa. Non solo per la musica: era un personaggio tangibile per la sua comunità.” Infine aggiunge: “Io sto sempre in piazza. Ci sono i ragazzini che giocano a pallone e compro il gelato a tutti. Ogni volta che ne ho la possibilità mi piace sempre aiutare. Questo atteggiamento era lo stesso di Nipsey. Ancora più che per la sua musica lo rispetto tantissimo come persona. Era uno con dei valori.”

 

Con un aggancio un po’ estremo passo da Nipsey Hussle a Paky. Chiedo a Side come sia nata questa collaborazione. “L’ho scoperto come tutti con Rozzi – inizia Side. Non mi ricordo chi di noi due ha scritto prima ma comunque ci siamo siamo contattati su Instagram. Io ho fatto un sacco di collaborazioni in questo periodo. Non tutte sono uscite nel disco. Facendo il disco ho coinvolto tutta la gente che rispettavo e Paky è tra queste. È stato un piacere collaborarci.”

 

Resto nel disco chiedendo a Side del pezzo “Baby”. In particolare mi concentro sulla barra “il tuo rapper preferito si ispira alla mia carriera”. Chiedo a Side come abbia vissuto le sue varie fotocopie che negli si sono ispirate fin troppo al suo percorso. Arturo mi risponde: “Più che copiare me copiavano un momento mio, nostro. La cosa assurda è che quella roba non esiste più. Io sono diverso da quello che ero anni fa. Non sono più quello che pensano che io sia. Sono le fotocopie di una cosa che non conoscono.” E conclude: “Poi io in realtà ascolto poco rap italiano. Spesso sono gli amici miei a dirmi: “hai visto quel tipo che fa quella roba là”. Non sono io che vado a cercarmi le cose.”

 

Una figura che ricorre nei dischi di Arturo è quella di sua madre. Chiedo a Side come sua madre stia vivendo il suo ritorno sulle scene. “Mia madre mi ha sempre supportato – esordisce Arturo. Mi ha sempre aiutato. Nonostante in questo caso il pezzo “Mamma” sia dedicato a mia madre, lei è sempre presente. Io sono un uomo di famiglia. È supercontenta che sono tornato a spaccare, ma non ha mai avuto dubbi nemmeno in questo periodo di pausa”.

 

Concludo l’intervista dicendo ad Arturo una mia impressione. In “Il ritorno del vero” io ho sentito molta serenità e tanta maturità. Chiedo ad Arturo cosa abbia imparato maggiormente di sé stesso in questi anni. Side mi risponde: “Mi trovo in una situazione più serena, anche a livello lavorativo. È un insieme di cose. C’ho anche ventisei anni, sono cresciuto. Adesso so molto più quello che voglio rispetto a prima.” E conclude: “Alla gente piace sempre farsi un po’ i cazzi miei. In questi anni di assenza sono semplicemente diventato grande.

 

Lascio Arturo facendogli gli auguri per la nascita di sua figlia e un grande in bocca al lupo per il disco. Ci ripromettiamo di vederci per una birra a Roma prossimamente e ci salutiamo.

 

“Il ritorno del vero” è fuori su tutte le piattaforme, non perdertelo.

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Autore:
Gabriel Seroussi

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