Interviste

Random: da indipendente a fare milioni di streaming, ti spiego come ho fatto

Come Random da indipendente ha fatto il botto.

Articolo di
Maddalena Ansaloni
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08
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2020

Random, a discapito del nome, alle coincidenze non ci crede. Quando è uscita “Chiasso” era un artista indipendente. Adesso conta oltre 70 milioni di ascolti sulle piattaforme streaming. Lo abbiamo intervistato per scoprire come ha fatto a fare tutto questo.

“Nell'ultimo anno hai ricevuto molte soddisfazioni a livello artistico, dall'enorme successo di “Chiasso” fino alla recente partecipazione ad “Amici speciali”, cosa ha significato per te tutto questo?” gli chiedo, “Per me ha significato coronare il sogno di una vita” risponde. “È difficile anche da descrivere... vedere come le mie canzoni siano entrate nella testa delle persone, sapere che abbiano aiutato qualcuno ad affrontare momenti della propria vita, per me è la soddisfazione più grande. Io ci ho creduto dal primo giorno, è da quando ho 13 anni che faccio musica, do tutto me stesso giorno dopo giorno per arrivare a rendere il mio lavoro la mia passione. In parte è già così, sono all'inizio di questa carriera che spero sia lunghissima e sono contentissimo di tutto ciò che sta succedendo e di ogni giorno che passo da cantante e da musicista”.

A 13 anni ha iniziato a comporre e a 14 anni ha pubblicato il suo primo brano, gli chiedo come ha approcciato la musica per la prima volta. “Quando ero piccolo mio padre portava degli strumenti a casa perché aveva scoperto questa nuova passione per la musica partita dalla chiesa, noi siamo cristiani evangelici e quindi c'è un modo diverso di cantare per Dio, con strumenti un po' inusuali come la batteria, il basso” racconta Manuel. “Lui un giorno portò a casa questa batteria, un tempo vivevamo in una casa molto piccola in un condominio, e lui non curante dei vicini mi fece imparare. Di conseguenza sono arrivate altre cose perché lui ha iniziato a suonare la chitarra e io guardandolo ho imparato anch'io e la stessa cosa con il basso. Il mio primo approccio con la musica è stato attraverso gli strumenti e non il cantare o lo scrivere canzoni.

Nei primi anni delle medie ho iniziato a fare freestyle con i miei coetanei, perché avevo visto Moreno ad Amici. Ho iniziato tra i banchi di scuola, ci insultavamo le madri e queste cose da ragazzini” ride.“Dopo qualche anno ho capito che esisteva un livello successivo: cercare di lasciare un messaggio, di raccontare le proprie giornate. Io ho iniziato a scrivere i miei primi testi e raccontavo quello che facevo con i miei amici in strada, ero un ragazzino un po' svalvolato. Poi mi sono innamorato e di conseguenza anche i miei testi sono cambiati.”

“Visto che prima hai citato “Chiasso”, è il tuo primo brano senza autotune e anche la base si allontana dallo stile del tuo primo disco “giovane oro”, questa canzone può essere considerata un punto di svolta?” domando e Random risponde: “È stata il mio rinascere come appunto dico nel testo “muoio per rinascere di nuovo”. Ho iniziato a capire cosa potevo fare veramente con la mia voce, cosa potevo dire veramente nelle canzoni, che parlando di quanti soldi avevo fatto questo mese oppure dire altre cose un attimo futili che dicono già tante altre persone non sarei arrivato da nessuna parte. Non mi faceva stare bene come lo sono stato la prima volta dopo aver ascoltato “Chiasso”, l'emozione, il ricordo del perché l'ho scritta per me è stata una cosa assurda e sono contento che sia arrivata così in fretta. È nata mentre lavoravo in cantiere, avevo 16 anni, quasi 17, ero nel camion seduto dietro ed ho scritto questa canzone.”

Chiasso” adesso conta 70 milioni di stream su Spotify ed è il brano che lo ha affermato. “Ci sono state tante sfide da superare per farla uscire così com'è” continua Manuel. “Inizialmente il mio produttore, Zenit, diceva che non gli piaceva. Quel giorno, prima di registrare “Chiasso”, avevo registrato un'altra canzone e Zenit era impazzito per quella, così tanto da dirmi che "Chiasso" non era nulla a confronto. Quella è stata la mia prima sfida, perché io sono andato a casa, ho preso il mio piano, i quattro accordi che conoscevo al tempo ed ho fatto un video su instagram che è esploso subito. Avevo tipo 3000 followers e il video ha fatto 10.000 mi piace.

In più la prima versione di "Chiasso" era rock, avevo anche l'autotune, quindi totalmente diversa da quella definitiva, avevamo anche il video pronto e la canzone doveva uscire. 7 giorni prima io e Zenit abbiamo avuto l'idea di rifare tutta la canzone, abbiamo rifatto la strumentale, le registrazioni e anche il video. Dopo tutto questo i nostri manager ci hanno detto che preferivano la versione di prima, che così non gli piaceva. Quindi noi abbiamo dovuto rischiare, c'è una volta nella vita in cui ti puoi permettere di andare contro tutto e tutti, anche la gente con cui lavori. Perché te lo dice il tuo istinto, perché te lo dice qualcosa, quella volta per me è stato così. Con “Chiasso” ho avuto messaggi su messaggi dal cielo e ho capito che quel pezzo doveva essere così”.

A questo punto gli chiedo come è stato lavorare da indipendente all'inizio e qual è stato il momento in cui ha realizzato che con “Chiasso” la faccenda si stava concretizzando. “Sui primi pezzi lavoravamo completamente da soli io e Zenit” afferma. “Caricavamo i pezzi su iMusician, avevamo il nostro canale youtube e abbiamo fatto tutto noi da soli anche il video che lo aveva fatto un nostro amico, non avevamo nulla. Avevamo appena conosciuto questi due ragazzi che adesso sono i nostri manager ma era una cosa proprio fresca. Adesso siamo circondati da un team fantastico che è diventata anche una famiglia e sono contentissimo. Quando abbiamo fatto il nostro primo tour, ho capito che la cosa stava diventando un attimo seria. Abbiamo fatto una quarantina di date, delle quali 36/37 erano completamente sold out.

Cantavo i miei pezzi vecchi ma tutta quella gente veniva lì per “Chiasso". Me ne sono accorto quando entravo nel locale e tutte le persone la cantavano. Ancora adesso non mi sento arrivato, voglio fare tanto, alla fine siamo nel gioco da un anno e abbiamo tirato fuori 6/7 canzoni. In quel momento ho iniziato a capire che stava cambiando qualcosa e che molte persone effettivamente ci ascoltavano. Poi è arrivata “Rossetto”, “Marionette”, “Scusa a a a” fino ad arrivare a “Sono un bravo ragazzo” e adesso sono qui a parlare con te”.

“Visto che hai citato “sono un bravo ragazzo”, tu in quel pezzo dici “ma col tempo il successo ti comprerà, mi è successo ma adesso so come fare” quand'è che hai dovuto affrontare ciò?” domando. “Mi rivolgo a quel momento di hype totale di "Chiasso" e di tutto quello che mi stava capitando” risponde Manuel. “Mi è successo che per qualche giorno ho perso un attimo di vista l'obbiettivo, e ho iniziato a focalizzarmi un po' di meno sulla musica e più su altre cose futili. Però in generale “mi è successo ma adesso so come fare” è riferito alla mia storia, “col tempo il successo ti comprerà” è riferito, in generale, a tante persone che conosco, anche tanti artisti che ho conosciuto, che magari prima erano tanto bravi e buoni ma dopo aver fatto un grande successo hanno perso la testa. Se inizi a fare musica pensando già che vuoi fare i soldi è la cosa più sbagliata al mondo. A me non è mai mancato niente, non sono di una famiglia ricca ma non mi è mai mancato un pasto sopra al tavolo. Le cose vere della vita sono avere degli amici, avere delle persone di cui ti puoi fidare che ti vogliono bene, la famiglia, la salute, anche se hai soldi ma sei da solo stai male dentro di te”.

“La sincerità e l'umiltà che emergono dai tuoi pezzi fanno immaginare che tra random e Manuel non ci sia molta differenza. È stato difficile farsi largo nel mondo della musica, del rap, da così giovane ma soprattutto mantenendo questa purezza che adesso ti caratterizza?” chiedo a Random e lui afferma: “Io sono proprio così di natura, al 100%, in tutto quello che faccio, non devo mantenere un personaggio, quindi non è difficile restare così. È stato difficile per me acquisire autostima nel mondo della musica, tutti i musicisti che ascoltavo e che stimavo sono diventati i miei “colleghi” e all'inizio mi sentivo inferiore quando li vedevo. Diciamo che ci ho messo un po' ad abituarmi a questa cosa. Ci ho messo un po' anche a distaccare Random da Manuel e a capire chi vuole Random e chi vuole Manuel, chi sta vicino a Random perché vuole Random e chi sta vicino a Manuel perché non gliene frega niente se è Random, questa è stata un attimo la cosa più difficile”.

“Tornando al discorso di Amici. Tu avevi provato a partecipare al talent nel 2016” commento, “Esattamente” continua Manuel. “Lì ci sono 3 selezioni, io avevo passato il primo ma mi avevano detto che li avevo passati tutti e tre. Mi dovevano dire la data per la prima puntata però non mi è arrivata nessuna chiamata ed io ho pensato finché non sono andato quest'anno in trasmissione che mi avessero bucato. Quando ho visto Maria le ho raccontato questa cosa, lei ha chiamato una ragazza che è andata a controllare sul database e da lì risultava non solo che loro mi avevano chiamato e io non avevo risposto ma, addirittura, che mi avessero chiamato pure l'anno dopo e che io non avevo risposto” resta qualche secondo in silenzio. “Questa è un'altra casualità incredibile che per me è Dio. Io la penso così perché sono molto credente, un'altra persona può dire che è casualità, per me è Dio che mi ha portato ad arrivare lì in un contesto diverso già con una personalità dietro... è molto difficile stare nella scuola di Amici, non so se, potessi tornare indietro, adesso lo rifarei, perché stando a contatto con i ragazzi che ci sono stati, con Irama, con Gaia, con tutti ho capito che è una cosa che ti distrugge mentalmente, io poi sono uno molto paranoico, non so se avrei retto tutta l'attenzione del programma. Poi dentro è bellissimo, perché ti forma, esci da lì con un carattere, con un'identità, esci da lì che sai cantare, però è veramente difficile. E comunque farcela da soli è la soddisfazione più grande che si possa avere nella vita”.

Visto che ha citato più volte Zenit, il suo producer, gli chiedo di raccontarci com'è nato il loro rapporto e come si è evoluto nell'ultimo anno. “Noi ci siamo conosciuti 4 anni fa” racconta Manuel. “Io al tempo facevo le canzoni con le basi di youtube non me ne fregava niente, c'erano due beatmaker fortissimi in provincia di Rimini ma c'era un problema: per ogni strumentale volevano 80 euro. Io avevo ancora 14 anni e non avevo un soldo da sbattere con l'altro. Un po' di tempo dopo è uscito un mio singolo su youtube e Zenit mi ha scritto un messaggio in cui diceva che aveva sentito la mia canzone e che da quel giorno avrei avuto un produttore. È una cosa che auguro a tutti gli artisti che provano ad intraprendere questa strada, è una cosa fondamentale avere un produttore e qualcuno che faccia questo cammino con te, perché da soli è dura. Noi lavoriamo al 50 e 50, la nostra è proprio musica libera, è anche per questo che mi trovo così bene con lui. Amiamo la musica tutti e due, ci amiamo in una maniera incredibile, siamo proprio fratelli. Ci siamo sempre stati l'uno per l'altro e il nostro rapporto si evolve sempre di più. Litighiamo molto spesso perché siamo due teste calde” ride, “quindi ci basta una parola di troppo per rischiare di picchiarci, ma dopo dieci minuti siamo più forti di prima e facciamo una canzone nuova”.  

10 minuti prima che iniziassimo l'intervista Random ha pubblicato un post sul suo profilo instagram di lui, a braccia aperte, nella sua Riccione. Sotto c'è scritto “Ci vuole solo tempo. Agosto”: incuriosita, gli chiedo se ha progetti in cantiere. “Usciranno delle cose” risponde, “abbiamo un paio di progetti, uno dei quali uscirà appunto ad agosto” si ferma un attimo “non ti posso dire altro purtroppo” sorride. “Uscirà una cosa a cui sono tanto legato, che ho scritto qui dove sono adesso, a Riccione, in un momento della mia vita spensierato ma anche malinconico...non vedo l'ora di potervi dire di più a tutti”. Manuel da un anno vive un sogno, il suo, e avercela fatta da solo gli consente di averlo tutto nelle sue mani. Adesso ha voglia di andare avanti, i segnali li ha ricevuti e i fatti gli hanno dimostrato che, se adesso è qui dov'è arrivato, non è certo un "caso".

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Autore:
Maddalena Ansaloni

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