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Perché sempre più artisti vanno dallo psicologo?

Quando cala il sipario, le luci si spengono e divampano le ombre.

Articolo di
Nicolò Falchi
on
19
-
09
-
2020

Quando si pensa ad un artista di successo la mente ti trascina repentinamente verso una serie di immagini dall'accezione fortemente positiva: tanti soldi, belle donne, location favolose e gratificazioni. In tutto questo può esserci spazio per le debolezze? Per un crollo emotivo, per un periodo più o meno lungo di depressione?

La risposta è si.

Una volta che cala il sipario, le luci si spengono e divampano le ombre. Resta famosa la frase di Janis Joplin che a questo proposito una volta dichiarò «sul palco faccio l'amore con 25.000 persone. Poi, però, me ne torno a casa sola».

Sempre più artisti ricorrono allo psicologo per risollevarsi da un momento di down o da una lunga depressione. Ma a volte questo non basta e l'epilogo può rivelarsi drammatico come insegna la vicenda di Avicii, narrato nel bellissimo documentario dal titolo "Avicii: True stories".


Up and Down

Tutto questo è dovuto ad uno stile di vita che richiede essere sempre al top, fatto di alti e bassi, di giornate in cui un giorno ti esibisci davanti ad un folla adorante alternate a momenti di solitudine e sconforto. Questa altalena emotiva comporta evidenti scompensi psicologici che richiedono di essere trattati a livello medico. Talvolta il successo esagerato può rappresentare un problema analogamente ad un grande fallimento. Per essere un top artista e rimanere tale per lungo tempo al talento bisogna affiancare il carattere: sopportare la pressione, soddisfare le aspettative, raggiungere gli obbiettivi – da cui dipende anche il destino del tuo entourage – e rialzarsi dopo eventuali fallimenti.

Ma soprattutto diventa difficile gestire i rapporti personali, quando tutto cambia attorno a te. Quando tutti si comportano con te in maniera differente, quando si aspettano il massimo in ogni situazione e in ogni momento. E poi tutti ti accusano di essere cambiato.


Il più noto di questi è ovviamente Kanye West: sono famose ormai le sue vicende legate alla sua saluta mentale, ma non è il solo: artisti come Kid Cudi hanno apertamente della sua depressione nel 2013, stesso discorso per Tyler, The Creator e Stormzy.  La lista è lunghissima.

Nel nostro paese già nel 2017 Izi parlò dei suoi problemi legati alle sue vicissitudini familiari che lo portarono a richiedere il sostegno di una psicologa. Recentemente anche Marracash, nel corso di un' intervista a Noisey, non ha nascosto che, nel periodo precedente la scrittura di "Persona", ha frequentato un'analista.

«Ci sono tornato da quest'altro dottore, un analista con cui mi trovo da dio, con cui si ride, si scherza, è un piacere andarci. Ti dirò che è una cosa che consiglio un po' a tutti. E la cosa che funziona è che a un certo punto lui ti fa delle domande o ti fa fare delle domande che non ti sei fatto da solo. Andar da lui è servito a capirmi e ad accettarmi di più».

Se dunque anche per le persone di successo non sono immuni a sintomi depressivi, figuriamoci quello che può accadere quando si è di fronte ad un flop. Nel music business, o in questo caso nel rap game, il fallimento non è ammesso: in una società sempre più competitiva nel quale siamo immersi sino al collo, i risultati sono di sacrale importanza.

Solo l'idea di non raggiungere un obbiettivo, non vendere determinate copie o abbastanza biglietti per un concerto può essere causa di tensione e scompensi psicologici. Ricorrere a professionisti non solo è consigliabile (tutti abbiamo bisogno di uno psicologo, inutile nascondersi) ma può essere utile per ritrovare vigore e ispirazione. A maggior ragione proprio in questo momento, dove l'impossibilità di esibirsi live ha esposto gli artisti – ed un intera filiera – ad un futuro di incertezza e inquietudine.

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Autore:
Nicolò Falchi
Autore, Copywriter, con un Master in "Storia e Comunicazione", membro della SISS. Attualmente a Barcellona.

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