In occasione dell'uscita della deluxe di "Mentre nessuno guarda" e il disco d'oro, abbiamo intervistato Mecna sul suo nuovo disco e su come si sia evoluto nel tempo.
Quando parliamo di Mecna dobbiamo sempre tenere conto del percorso. È un elemento da non sottovalutare, quello del percorso, della gavetta vera.
Ne parlavamo con Ernia qualche settimana fa: l’arrivo non conta nulla se non è il culmine di un processo di crescita.
Mecna in questo, possiamo dirlo, ha sempre avuto una dedizione rara, perché con la strategia della formica ha cementato una fanbase profondamente affiatata e dedita, che ha seguito nel corso degli anni un’evoluzione tutt’altro che usuale, fino al risultato del disco d’oro di “Mentre Nessuno Guarda” di qualche giorno fa.
In occasione di questo traguardo inedito, ma fondamentale, abbiamo fatto quattro chiacchiere, per parlare in maniera più approfondita del suo disco e di questa nuova repack, di come si sia approcciato a questo risultato e la certificazione.
“Ovviamente la felicità è durata il giorno, poi ora è di nuovo tutto uguale, però dai, è stato bello” mi smonta subito lui, quando gli chiedo come descriverebbe la sensazione di questa certificazione. “Come ho scritto su Instagram, alla fine non vuol dire nulla però è un qualcosa che attesta un traguardo. È quasi più una roba personale, ecco”.
Son molto diretto quando gli chiedo come si rapporti con il fatto che questa certificazione sia arrivata solo ora e quale pensa sia stato l’elemento che ha portato questo risultato.
“Quell’idea di sentirsi i migliori a fare qualcosa credo che ci sia sempre. Io lo penso di me però poi vedo anche che a volte non c’è il riscontro che magari mi aspetto. Più che altro perché so di fare un certo tipo di musica, di metterci quello che ci metto, e quindi la risposta non è mai proporzionata a quella che ci si aspetta. Poi, come ti dicevo, arriva il disco d’oro, che forse mai come in questo caso, cioè il mio, è stato veramente sudato. Ha tutto un altro sapore, perché è il mio quinto disco e, solo in questa maniera, solo al quinto disco, sono riuscito a fare un disco d’oro, che vuole dire appunto, raggiungere un obiettivo che altri hanno raggiunto in due giorni. Io c’ho messo degli anni, quindi, come dire, è sempre un cercare di essere felici per quello che si può. Io sudo sempre per avere le cose, però è anche il suo bello”.
Tra le canzoni del disco, c’è anche una traccia, “Come No”, in cui Mecna chiede a alcune persone di portargli rispetto, riconoscendo le loro colpe: “C’è anche questa cosa dell’essere soddisfatti o insoddisfatti, felici o non felici del proprio percorso, che può essere lavorativo o personale e esattamente quel pezzo lì parla proprio di quello” mi racconta lui “È nuovamente un dire a me stesso che non sbaglio solo io e quindi, se certe cose non succedono e non sono successe, io mi analizzo e cerco le mie colpe, ma a volte non dipende da te, quindi bisogna andare avanti e continuare ad avere la testa sulle spalle, sempre” conclude.
Ascolta qui "Come No":
Un altro carattere che apprezzo molto dell’evoluzione di Mecna negli anni è sicuramente il non essersi accontentato: nel corso degli ultimi mesi, l’artista ha esplorato diversi sound e attitudini, aprendosi anche a un pubblico più ampio. Gli chiedo quindi come si senta cambiato in questo:
“Sicuramente qualcosa è cambiato” esordisce lui “Io dico sempre che da “Laska” in poi forse mi sono spogliato di sovrastrutture che mi creavo da solo, come per esempio il fatto di dover fare delle canzoni rap, parlare di flow e di quelle cose lì. Adesso non è una paranoia di nessuno, però 8-9 anni fa c’erano. Mi ricordo che io, Ghemon e Kiave venivamo additati per questo, perché poi ad un certo punto abbiamo scelto di parlare dei cazzi nostri, di amore, di relazioni eccetera. Adesso, se ci fai caso è strano quasi il contrario, anzi fa quasi figo, ai tempi venivi quasi escluso, hai capito?” e si interrompe per evidenziare il concetto.
Poi riprende: “Io all’inizio ho sofferto questa cosa, da “Laska” in poi ho capito che non mi faceva stare bene avere questo tipo di paranoie e con i dischi dopo ho avuto anche delle conferme che quella era la strada giusta. A livello prettamente musicale, di produzioni, melodie, sicuramente io cerco sempre di approcciare mondi diversi, il range di cose che mi piace fare, che sperimento e che ho sperimentato credo di averlo più o meno individuato. Secondo me la bellezza di “Mentre nessuno guarda”, cioè la particolarità è che dentro ci sono un po’ tutte queste cose che ho sperimentato prima in “Laska”, poi in “Blue Karaoke”, poi in “Lungomare Paranoia”. C’è la cassa dritta, la roba super autotune, la roba un po’ più scarna con la chitarrina, c’è il pezzo più rap, diciamo classico, dove però, appunto, comunque parlo dei cazzi miei - vedi “Scusa” - quindi insomma. Sicuramente mi sento di aver trovato un po’ la via, però non so il futuro cosa mi riserverà”.
Riprende allora: “Poi le figure importanti che girano attorno a me, che sono Seife, Lvnar e Alessandro Cianci, sono tre personalità che comunque in ogni mondo che loro prediligono sono molto aggiornati, quindi sono anche loro spesso a propormi dei tappeti musicali diversi e quindi poi per forza di cose anch’io sono portato a cambiare e a sperimentare. Questo scambio per me è fondamentale”.
Da qualche anno poi Mecna cerca di azzerare la distanza artista-pubblico consigliando periodicamente nuova musica tramite una sua playlist su Spotify, chiamata “Buongiorno Così”.
Gli chiedo quindi di dirmi cosa stia ascoltando in questo periodo: “Sicuramente ho apprezzato tantissimo il disco nuovo di Tyler, The Creator. Io sono mega fan.
Mi piace un botto Col3trane, questo ragazzo di Londra che appunto è un po’ sulla falsa riga di Frank Ocean però un po’ più dance. Più o meno questo, ecco. Ah, anche Fred again…! Diciamolo, sto provando a contattarlo da un anno e mezzo, ma il tipo non mi caga, volevo fare un pezzo su un suo beat, ma ormai mi sa che è esploso quindi non sarà più possibile, però sì, forse la cosa di quest’anno che mi ha più colpito è stato questo producer di Londra che ho scoperto tramite un pezzo con FKA Twigs e spacca sul serio”.
Ascolta qui "Buongiorno Così", la playlist degli ascolti di Mecna:
A livello di artisti inseriti nel disco, invece, a artisti con cui Mecna aveva già collaborato, si affiancano anche personalità con collaborazioni inedite. Gli chiedo di raccontarmi come sia nata la volontà di includerli.
“ A parte personaggi come Coco, Ghemon, Ginevra di cui avevo già parlato, in realtà con Francesca ci siamo rincorsi per un po’ di tempo. Lei doveva essere su altri miei progetti, poi c’eravamo detti “Sì, sì…Poi, poi” e alla fine quest’anno abbiamo fatto due pezzi, perché io ho fatto un pezzo sul disco suo e poi avevo questo brano che avevo scritto con Alessandro e mi sembrava proprio il brano perfetto, gliel’ho mandato, tra l’altro post Sanremo, quindi lei era super incasinata, però si è gasata fortunatamente, perché forse anche per lei il pezzo era giusto” e scoppia a ridere.
“Riguardo J Lord, quel mio lato super rap dei tempi comunque riconosce che il ragazzo spacca, da quando sono iniziate a uscire le prime tracce mi aveva gasato, poi ho sentito “Tanti auguri a me” che secondo me è una bomba totale, passata un po’ sottotraccia”.
Ascolta qui "Voodoo" di Mecna con J Lord:
Nella tracklist originale, la traccia che ho trovato più interessante era sicuramente “Scusa”, uno sfogo diretto di tre minuti in cui venivano chiuse e aggiustate alcune parentesi aperte degli ultimi anni.
Solo i fans di vecchia data possono cogliere tutti i riferimenti del brano.
Quando gli chiedo cosa sia cambiato dal momento in cui ha pubblicato il brano, lui scoppia a ridere: “Dal pezzo sembra che io tutte queste persone non le senta, in realtà sono in contatto quasi con tutti, come hai visto anche con Ghemon in realtà queste vicende risalgono anche a prima della nostra collaborazione su “Ottobre Rosso” di “Blue Karaoke”” poi continua “Diciamo che è stato un pezzo che ho voluto scrivere perché appunto sai, quando succedono alcune cose, poi uno si perde nella quotidianità del sentirsi e del non sentirsi, ma sapere che tutto è più o meno a posto, invece magari da lì avevo voglia di imprimerla questa sensazione, darle quindi anche un po’ più di importanza e rispetto. In realtà, come ho sempre detto, quello “scusa” è un “grazie”.”
Ascolta qui "Scusa":
C’è una frase poi che mi ha colpito particolarmente: “La nostalgia sembra una gara ma a luci spente. E sì, chi vince ha una strategia o è la fortuna che serve sempre”.
Quando gli chiedo di spiegarmela, lui riflette un secondo e mi dice: “A volte mi sento di essere in un vicolo cieco perché ad essere così, uno che pensa alle cose, che ci fa mille pensieri. “Una gara a luci spente” è una corsa che ti può portare ad andare fuori, a schiantarti. Quindi mi sono chiesto in quella frase se ne valesse veramente la pena. Rifletto anche sulla vittoria, i traguardi, che pensi si raggiungano solo con la perseveranza, la meritocrazia, ma in realtà poi è solo fortuna. Sicuramente lo è, anche nel mio caso, poi sembra che mi lamento di tutto ma in realtà sono super contento di come sta andando e di quello che sto facendo”.
Decido di sfruttare questa lucidità di analisi di Mecna per fargli una domanda scomoda: quale pensa sia il suo miglior disco?
“Escludiamo questo nuovo perché sarebbe banale, sono molto affezionato a “Lungomare Paranoia”. Mi è capitato ultimamente, tipo quasi un annetto fa, di riascoltarlo, non so perché, e mi ero scordato un po’ di cose, mi sono detto: “Aspetta, figo”. Quel disco forse è stato, insieme a “Blue Karaoke”, tra i due dischi che non sono stati molto capiti. Sono super contento di “Neverland” ma perché è stata quasi una sorpresa. Ecco, tra i miei under legit dischi sicuramente “Lungomare paranoia” è quello che più mi piace, perché appunto, è quello che forse dopo “Laska” era il mio ritorno. Secondo me poteva avere qualcosa anche in più”.
Ascolta qui "Lungomare Paranoia" di Mecna:
Una componente di differenza rispetto al passato è che Mecna ha iniziato a pubblicare più musica. Mentre tra “Disco Inverno”, “Laska” e “Lungomare Paranoia” sono passati anni, al contrario tra i successivi dischi spesso è passato un anno o poco più.
Gli chiedo se questa scelta derivi da una maggior produttività o da qualche differenza che si è verificata nel suo processo artistico.
“In realtà credo di essermi sbloccato, ogni volta che finivo un disco ero come svuotato e avevo quasi paura ad approcciare a nuova musica e creavo un distacco che poi era difficile da riprendere” mi confessa “Visto che credo che la difficoltà nelle cose sia sempre iniziare e questo vale per tutto, ho provato a non iniziare mai e quindi a non smettere mai. Quindi da un po’ di tempo a questa parte mentre sto finendo un disco comunque non smetto di fare provini, mi mantengo allenato”
Poi sorride e mi dice: “Sono abbastanza contento di questo, perché si crea comunque un modo per esserci, anche in questo periodo che c’è stato. Io ho fatto uscire un disco, anzi due dischi, proprio perché sono dell’idea che non sia il momento per sparire, cioè piuttosto butto un disco e ne faccio un altro. Proprio in un momento in cui non si poteva fare i concerti per me era essenziale esserci, ho fatto anche un concerto di Natale un po’ per tamponare, perché comunque credo che il rapporto con il pubblico sia la cosa principale e si costruisce anche attraverso questo”.
Sono sempre piacevolmente sorpreso quando parlo con chi ha coscienza di ciò che vuole e della posizione che occupa: la dedizione di Mecna è apprezzabile e è probabilmente il motivo per cui oggi riesce a avere una fanbase così affezionata.
I dischi d'oro non sono tutti uguali: complimenti di nuovo per questo risultato, Corrado.
Ascolta qui "Mentre Nessuno Guarda":