Estero

Consumiamo musica in maniera diversa. Ed è colpa degli spoiler.

Con l’avvento dei social siamo usciti dall’era del singolo e degli album, per entrare in qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto immaginare: l’era dello spoiler.

Articolo di
Federico Arriu
on
20
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02
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2020

Per oltre un secolo i singoli sono stati al centro della promo di un disco. Oggi non è più così: prima che un brano venga pubblicato, il bombardamento di snippet a cui siamo sottoposti ci imprime nella memoria ritornelli, melodie e sonorità.

Quante volte ti è capitato? Apri Instagram, inizi distrattamente a visualizzare le storie dei tuoi seguiti, poi, ad un certo punto, qualcosa attira la tua attenzione e, terminati i quindici secondi, torni indietro per risentire quello che hai udito. Era la prima storia di una lunga serie, postata dal profilo di Capo Plaza, Sfera Ebbasta o Gué Pequeno.

La melodia ti piace, il beat ti incuriosisce, e il fatto di non poter ascoltare le rime di quel brano da un lato ti infastidisce, ma dall’altro diviene anche fondamento della nostra aspettativa.

È allora che avviene la magia: quindici secondi sono un assaggio bastevole per farci viaggiare con la fantasia, ma allo stesso tempo non svelano quasi nulla del brano.

Essi consentono all’artista di fare una promessa al proprio pubblico, e quei pochi istanti permettono altresì al pubblico di amare tutte le infinite possibilità che essa schiude alla loro fantasia.

Sono anche nate delle applicazioni che si basano su un principio simile; basti pensare a TikTok, grazie al quale brani come “Old Town Road” di Lil Nas X hanno saputo raggiungere più facilmente lo status di hit e la prima posizione in Billboars Hot 100.

Ma senza andare tanto lontano, in Italia ci sono artisti che basano l’intera promo di un singolo sul repost dei video di TikTok e sull’ossessiva riproposizione dei fans che, ballando il brano in questione, si tramutano in veri e propri snippet col compito di indurre all’ascolto la canzone in questione. Un esempio?

Le recenti storie di Fishball – forse ispirate al recente fenomeno Blueface -, in cui l’artista di origini sarde ha saputo fare dell’opportunità offerta dall’applicazione di videosharing un vero e proprio trampolino di lancio per il proprio singolo, trasmettendo a coloro che le visualizzano un’immagine di pubblico unito e divertito, e allo stesso tempo imprimendo quelle poche barre in chiunque se ne imbattesse.

Gli artisti, siano essi mainstream o underground, si sono intelligentemente interessati al fenomeno. Come nota DjBooth, Tyler, The Creator ha sfruttato l’opportunità postando degli snippet ad alta qualità in occasione dell’uscita di “IGOR”.

Megan Thee Stallion ha proposto una “Snippet Hotline” affinché gli ascoltatori sentissero un’anteprima di “Sex Talk”, e Denzel Curry ha rilasciato una complation di 13 minuti di snippets su YouTube, che, nelle prime 48 ore, ha generato oltre un milione di views.

Guarda ora: “13lood” di Denzel Curry

Come è cambiata la musica con gli spoiler

Insomma: la nascita di app come TikTok e Triller ha cambiato il processo creativo degli artisti, instillandovi la consapevolezza che non si hanno più molti minuti per trattenere un pubblico che vive di contenuti mai stabili, statici tanto quanto foglie al vento.

Rispetto al passato le canzoni stesse hanno subito un mutamento a causa dei meccanismi imposti dalla comunicazione social: le canzoni rap, per esempio, hanno perduto la terza strofa.

Mediamente ora risulta un’ardua impresa trovare una canzone che superi i due minuti e trenta secondi di durata complessiva, mentre sei o sette anni fa la media si attestava sui tre minuti e mezzo. Ed è naturale pensare che lo snippet abbia se non generato, certamente accelerato questo processo di accorciamento.

Il sodalizio fra lo snippet e le applicazioni come TikTok ha anche generato fenomeni come challenge specifiche; nel 2018, Lil Uzi Vert ha rilasciato uno snippet in cui ballava il ritornello di “New Patek”, il primo singolo del soffertissimo “Eternal Atake”. Il risultato? Poche ore dopo Internet era sommerso dallo scrosciare di video di TikTok, con imitazioni più o meno fantasiose ideate da milioni di fans. In breve: Lil Uzi aveva appena raggiunto – senza neppure pubblicare il brano – il sogno di tutti gli artisti: la viralità.

La musica, con lo snippet, ha raggiunto un nuovo grado di intrattenimento: oggi lo snippet del nuovo singolo di Elettra Lamborghini vive di vita propria, così come oltreoceano lo fanno gli snippet di brani come “ZeZe” di Kodak Black (tant’è che lo snippet in questione fu un successo, più del brano di per sé).

Questo nuovo grado ha una conseguenza: la musica spesso passa invero in secondo piano, consentendo di porre l’attenzione (nel caso delle applicazioni già menzionate) sul fan che esegue il balletto di turno.

E d’altronde è vero che, come sostiene Nicolas Tyrell (un giornalista musicale che ha scritto per HypeBeast e HighSnobiety), gli snippets possono essere motivo di sicurezza per gli artisti: essi sono un primo passo del brano sul terreno aspro ed erto della critica.

La cosa più incredibile è successa con uno snippet di Playboi Carti a maggio del 2019 a seguito di una Instagram Live che poi sarebbe stata registrata, manipolata e caricata su YouTube.

Il brano spoilerato era “Pissy Pamper” di Young Nudy; entro la fine delle settimana, lo snippet era stato trasformato mediante il loop in una canzone vera e propria, catapultando al primo posto della Top 50 Viral Chart di Spotify sotto il titolo di “Kid Cudi”.

Così Carti dimostrava involontariamente (a ben vedere erano i fans a dimostrarlo per lui) che nell’era di internet un artista può divenire virale anche senza aver rilasciato un vero e proprio brano compiuto.

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Autore:
Federico Arriu

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