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Polo G: salvarsi grazie al rap

Fin dalla sua genesi, il rap è stato un genere di redenzione. Oggi, che sembra che chiunque possa permettersi di raccontare con credibilità determinate situazioni, il nome di Polo G è fondamentale per comprendere quanto questo genere possa essere vera salvazione.

Articolo di
Federico Maccarrone
on
27
-
08
-
2019

C’è una profonda differenza negli occhi di chi ha vissuto davvero ciò che dice.

La sensazione che proviamo ad un primo incontro non è mai da sottovalutare: questa componente è irrazionale, spontanea e fa parte del nostro lato animale, quello adatto a capire, fin dal primo istante, che persona abbiamo davanti.

Per questo semplice motivo, all’ascolto di “Die A Legend” di Polo G, non si può non rimanere sorpresi da quanta credibilità ed esperienza abbia un ragazzo appena ventenne.

La verità è che la vita di Polo G, per poter essere raccontata, necessiterebbe di una decina di film, e comunque dovremmo eliminare alcuni avvenimenti fondamentali.

La storia di Polo G

Partiamo dal principio: Polo G nasce in una famiglia povera a Chicago.

Divide casa con i suoi genitori e altri tre fratelli gemelli, che spesso, come lui, si ritrovavano senza cibo.

Indipendentemente da tutto, Polo entra in contatto diretto con la strada in tutte le sue sfaccettature positive e negative: da un lato c’è lo spaccio, la violenza, ma dall’altro ci sono i suoi amici, quei compagni di sventura che sembrano insostituibili.

A scuola il ragazzo cerca di partecipare continuamente, sviluppando un tentativo di redimersi da tutto quello che lo circonda: “Durante le lezioni intervenivo il più possibile, perché mi distraeva da tutto il disastro che mi circondava”.

Tutto cambia quando “gli amici sono stati uccisi nello stesso posto in cui andavamo a giocare di solito”.

Il peso della depressione e della prigione

La depressione, così come l’inesorabilità del proprio destino, portano il ragazzo sulla via della droga, dell’ecstasy, che lo accompagna in una dimensione disturbata ed oscura, fino a portarlo numerose volte in cella.

È qui che Polo comincia a sviluppare paure, terrori e profonde crisi esistenziali, cominciando a vedere la fragilità del proprio io.

È in questo contesto che il giovane, per esorcizzare il proprio demone, si affida al rap, e più in particolare alla drill, attraverso un approccio grezzo e violento che ben si presta alla musica cui il rapper vuole dare vita.

Ma presto il ragazzo di Chicago si rende conto che il modo migliore per procedere è proprio scegliere una via più melodiosa, nonostante la crudezza e la pura verità dei brani prodotti.

Altre due componenti sono fondamentali nel disco: da un lato, l’analisi di un’epidemica diffusione di droghe pesanti nella parte nord di Chicago, dall’altro una generale indifferenza dei quartieri vicini, nient’affatto interessati al capire una il perché della criminalità, ma desiderosi solo di eliminare ogni persona che potesse essere per loro pericolosa.

La redenzione e la rinascita con il rap

Oggi Polo G sta per avere un figlio, per il cui bene ha deciso di allontanarsi da Chicago, ma mantenendo un cordone ombelicale con la città natale, impossibile da eliminare, soprattutto per i drammi cui ha dato luogo.

Ciò che spesso sottolinea è che a Chicago i ragazzi nascono già mortificati nei loro ideali, incapaci di credere di poter cambiare davvero qualcosa.

È questo sentimento di impotenza che annichilisce le nuove generazioni, fino a renderle assolutamente incapaci di progettare un futuro diverso e migliore.

Il rap è ancor oggi redenzione, lo capisci fin dalle prime note del disco, dal primo sguardo negli occhi vissuti di Polo G: “Die A Legend” è un pozzo di sentimenti e situazioni difficili, ben analizzabili da chiunque voglia capire appieno cosa voglia dire vivere al nord di Chicago in questi anni.

L’importanza dello storytelling

Lo storytelling gioca un ruolo essenziale e fondamentale, essendo, secondo il giovane, il modo per trasmettere i propri sentimenti. Perché “anche se non vieni dalla mia strada, almeno puoi capire di cosa parlo, condividiamo tutti la stessa emozione”.

Lo storytelling gioca un ruolo essenziale e fondamentale, essendo, secondo il giovane, il modo per trasmettere i propri sentimenti. Perché “anche se non vieni dalla mia strada, almeno puoi capire di cosa parlo, condividiamo tutti la stessa emozione”.

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Autore:
Federico Maccarrone

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