Interviste

La cosa più bella di Nicola Siciliano è che questo è solo l’inizio

Ci siamo fatti raccontare il nuovo disco e tanto altro.

Articolo di
Camilla Castellan
on
03
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11
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2020

La sua è una storia recente.

“Rint’ A Sti Vicoli” – brano 0 pubblicato nel 2012 e nemmeno più reperibile su YouTube – mostrava solo 1/10 del potenziale di Nicola. E qualcosa aveva lasciato intendere nell’ultimo paio d’anni, firmando collaborazioni con i nomi più grossi della scena campana.

Poi è stato il momento di “Napoli 51: Primo Contatto” e i confini si sono dilatati. Nonostante i numeri, le views e un progetto ben strutturato, non aveva ancora giocato tutte le sue carte. L’asso dalla manica l’ha lanciato lo scorso venerdì con 12 tracce che hanno implementato il disco, portandoci davvero su un altro pianeta.

Ora che l’attenzione nazionale è su di lui, abbiamo colto l’occasione per parlare dell’album e di quello che si aspetta da questo secondo capitolo.

Il 2020 è l’anno del disco ufficiale.

Dopo diverse collaborazioni hai rilasciato una parte del progetto ad agosto ed una qualche giorno fa. Già dal titolo si ipotizzava che Primo Contatto potesse essere il prequel di un album più completo, ma quanto era concreta l’idea di “Napoli 51” prima dell’estate?

“Napoli 51” in realtà è un’idea concreta da un bel po’ di tempo. Ho iniziato a pensare al progetto da prima, uno tra i tanti obbiettivi.

Come tu stesso avevi anticipato in alcune interviste rilasciate ad inizio anno, di carne al fuoco ne avevi messa parecchia. A cosa è dovuta allora la scelta di sviluppare le restanti tracce in un secondo momento?

In realtà le restanti tracce erano già pronte e già in programma per essere inserite nella parte ufficiale che seguiva, ovvero quella del 30 Ottobre.

26 brani – considerando le tendenze degli ultimi anni – rendono il disco qualcosa di indubbiamente ambizioso, ma portano con sé un’alta percentuale di rischio, specialmente nell’ottica di un primo album. Ti sei posto questa questione al momento della stesura della tracklist o la necessità di comunicare ha vinto su tutto?

Più che altro non mi sono tanto preoccupato di strategie, lo faccio fare a chi di dovere. In realtà con la musica io sono molto ampio e non mi sono posto un ostacolo nella mente che potrebbe diventare un – diciamo – “rischio”. Abbiamo anzi una stesura di ben quasi 70 tracce scartate.

Un numero decisamente importante. Conti di tenerne qualcuna per una nuova uscita?  

Le tracce che ho scartato sono state messe lì in quest’ottica, come fossero un “buon proposito” futuro.

Una cosa che mi ha colpito del disco è la mancanza di continuità, nella sua accezione più positiva. Ogni traccia funziona da sé e crea un’atmosfera sempre diversa come se ognuna fosse un microcosmo indipendente dominato dal lato di Nicola che vuoi far emergere; questa attitudine prende forma anche nelle produzioni e nei diversi approcci al testo. Come gestisci la creazione di un brano, da dove parti?

Quando vado a creare musica non c’è un momento esatto o un momento in particolare in cui lo faccio, è sempre molto veloce. Assorbo le situazioni che mi circondano e faccio di quelle un bagaglio da poter portare con me in un viaggio magnifico; tutto questo prende forma musicalmente quando torno in studio.

I discorsi, le parole, i comportamenti, i suoni ambientali, le atmosfere, la musica e l’effetto della mia città fanno si che la mia immaginazione e la mia creatività prendano vita in un mondo parallelo che poi è quello artistico.

Si possono applicare tante chiavi di lettura ai brani di “Napoli 51”, così come ai video dei due singoli che lo hanno anticipato - “Sole” e “Mambo”. È proprio sotto a questi che diversi commenti ti definiscono il Travis Scott italiano e anche la copertina dell’album ha qualcosa alla Astroworld; a livello visivo hai qualche reference particolare?

Sicuramente l’album “Astroworld” di Travis (Scott, ndr) mi ha ispirato soltanto musicalmente. La copertina di “Napoli 51” è tutto frutto della mia immaginazione. Come il fatto di essere in una navicella spaziale – che rievoca l’area 51 – e che approda in un mondo nuovo datato 2051. Mentre l’atmosfera è quella di una Napoli post-apocalittica.

Riesci a fare una top 3 di quelli che per te sono i migliori video rap?

“In Da Club”di 50 Cent, “The Box” di Roddy Ricch e “A$APForever” di A$AP Rocky.

Ritornando al disco e a quello che dicevamo prima, è impossibile ignorare l’influenza americana. Fa da eco a tutto il progetto, specialmente nel flow e nello sperimentare con lui. Pensi che questa fluidità sia dovuta al fatto che ti occupi anche delle strumentali? 

Certo. Più che altro l’influenza americana la senti nel sound e a tratti nel flow. Quindi la fluidità è molto nota in quel concetto.

E la ritieni una componente imprescindibile per i tuoi dischi futuri o ti dedicherai più alla scrittura?

In realtà continuerò a dedicarmi a tutto, non solo alla scrittura, come faccio tutt’ora.

In “Napoli 51” hai prodotto a quattro mani con Sick Luke, Andry The Hitmaker e i 2nd Roof; come sono nati i brani e quali vantaggi ha avuto affidare a loro le produzioni? 

Il vantaggio è stato quello di dare al pezzo piccoli dettagli che altrimenti sarebbero mancati. I brani poi sono nati, come dicevo prima, in maniera spontanea come arrivano sempre.

I feat sono un altro argomento caldissimo.

In Primo Contatto i pezzi collaborativi sono tra i più ascoltati con oltre un milione di stream e in “Napoli 51” sarebbe stato strano non trovarne nessuno. Oltre ad aver superato i confini campani (come già avevi fatto con Mida e Lil Busso, per dirne un paio) quello che impressiona è come la scelta degli artisti copra quella porzione di spazio dove prima di allora non ti eri ancora misurato più di tanto. In quest’ottica credi che i feat servano a sperimentare in primis o debbano esclusivamente arricchire di valore il brano?

I feat in questo disco mi sono serviti non solo a sperimentare, ma anche per fare musica con ragazzi di vero talento – dal mio punto di vista.

Quali differenze ci sono nel collaborare con coetanei, emergenti musicalmente come te e pilastri dal calibro di Clementino, Ntò?

Differenze in realtà non saprei dirne, ma so che da loro puoi imparare molto.

A livello globale la scena è satura di artisti e lo spaccato partenopeo ha un grande rilievo in questo. Insieme a Geolier, MV Killa, Vale Lambo tra i tanti, siete un po’ la nuova wave della scena. Cos’è cambiato dalla vecchia scuola made in Napoli e quanto invece è rimasto di loro? 

Il cambiamento è sicuramente lo sviluppo musicale, le nuove tendenze ritmiche, ma di loro è rimasto davvero tanto; soprattutto a noi artisti della scena campana.

Se potessi dire un nome solo, quale sarebbe il featuring che sceglieresti? Anche internazionale.  

Ti direi Travis, (Scott, ndr) ma anche Roddy Ricch mi convince.

Tornando ai brani del disco, “Ora D’aria” come “Tomorrow” sono frutto della nuova situazione con la quale ci siamo trovati a fare i conti, il lockdown e tutto l’annesso. Presumo sia stato produttivo come periodo per te vista l’uscita del disco, pensi - se dovesse ripetersi - che sia una condizione favorevole per creare nuova musica? Sei un tipo metodico che si sforza a lavorare con costanza o segui l’istinto?

Seguo l’istinto il più delle volte, ma una cosa non esclude l’altra.

Scarti parecchi pezzi o conservi? Ci sono strofe che hai riadattato e fatto uscire a distanza di tempo dalla stesura iniziale?

In realtà per non scartarli tutti del tutto alcune strofe le ho riprese e messe proprio in questo disco.

Gli stream di questi primi giorni su Spotify sono più che buoni, in piena corsa verso i milioni a cui sei abituato. I numeri oltre a garantire le certificazioni danno la possibilità di capire da chi e come vieni ascoltato; pensi di aver inquadrato in qualche modo i tuoi fan?

Sì, in alcuni casi sono riuscito anche a capire cosa si aspettassero dalla mia musica e quali temi avrebbero preferito che affrontassi; d’altra parte con una buona fetta di loro condivido l’età e di conseguenza le esperienze.

E per chi che non avesse ancora un’idea chiara su chi sia Nicola Siciliano, quali sono le tracce che dovrebbe ascoltare assolutamente?

Ti direi come prima “Alta Marea”, poi “Tomorrow” per la sperimentazione musicale e infine “Garfield”.

Sul nostro canale Telegram hai risposto a qualche domanda posta dalla community ed hai lasciato intendere che ci sarà nuova musica entro fine anno.

Non ti chiediamo di spoilerare nulla, ma di concludere con una previsione: chi sarai tra 5 anni?

Solo il tempo lo sa.

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Autore:
Camilla Castellan
Batto tasti qua e là nell'hinterland milanese. Il più delle volte a farlo sono i miei alter ego.

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