Italia

La Banda della Uno Bianca e Isola Posse All Star

E di come è nata, in quel particolare contesto, “Stop al Panico”.

Articolo di
Nicolò Falchi
on
30
-
07
-
2019

Alla fine degli anni ’80 una banda di persone semina il panico in Emilia Romagna tra rapine, estorsioni e omicidi.  Un fatto in modo particolare colpisce l’opinione pubblica: una pattuglia dei carabinieri viene trovata crivellata di colpi a Bologna, nel quartiere periferico il Pilastro.

1991

Sulla stampa dell’epoca si parla di omicidio commesso da una banda di killer professionisti.  Solo anni più tardi si scoprirà che gli autori di quell’omicidio – e tutta una serie di crimini – saranno commessi da appartenenti alle forze dell’ordine.

Guarda ora la Banda Della Uno Bianca – Documentario Italiano

Sono poliziotti che ammazzano altri poliziotti.  E che ammazzano possibili testimoni dei propri crimini, rapinano caselli autostradali, banche e aprono il fuoco all’interno dei campi rom. In totale i morti saranno 24 e 102 i feriti. Quel gruppo di persone prenderà in seguito il nome di “banda della uno bianca”, dal momento che durante i crimini erano soliti usare questa utilitaria molto comune all’epoca.


L’Unità, domenica 6 gennaio 1991.

Bologna violenta

Bologna precipita in una spirale di violenza e l’aria in città si fa tesa. La presenza delle forze dell’ordine in città si intensifica e a pagare le conseguenze di questo clima repressivo sono anche i centri sociali, che vengono presi di mira dalle autorità e vivono costantemente sotto minaccia di sgombero.

Su uno in particolare incombe questa minaccia ed è molto noto in città, si chiama “l’Isola nel Kantiere. Si tratta di uno spazio occupato nel centro di Bologna, inaugurato nel 1988 e che diventa in breve tempo uno dei luoghi più vivaci della scena underground italiana. Si esibiscono gruppi punk, si organizzano proiezioni cinematografiche ma soprattutto da lì partono tutta una serie di manifestazioni politiche. Una di queste è organizzata come risposta al clima di tensione prodotto dalle scorribande della “banda della uno bianca”, lo slogan che risuona nelle strade di Bologna è “Stop al Panico”

Credit: Luciano Nadalini

Stop al Panico

Sull’onda di questa manifestazione nasce una canzone rap, dall’omonimo titolo. Gli autori – Treble, Speaker Deemo, Deda e Ghoper D, gravitavano all’interno del centro sociale e si daranno il nome di Isola Posse All Star.  Come spiega uno dei componenti, Ghoper D

«Isola Posse era nata alla fine degli anni’80 in quello che era lo squat dove abitavamo tutti che era l’Isola del Kantiere, (…) occupata a fine del’88 e sgomberata nel 1991»

In una città già tradizionalmente vivace dal punto di vista delle sottoculture giovali – come il caso di Radio Alice negli anni ‘70 o al movimento punk negli anni ’80 – il fenomeno rap, in uno scenario ancora dominato dalla scena hc, comincia a prendere piede all’interno dei centri sociali.

«Eravamo tutta gente che veniva dal Hc, dal punk…poi con i Public Enemy, NWA, Bestie Boys, EPMD ci siamo innamorati nel rap. Abbiamo preso il microfono e chi si è intrippato a fare basi, a fare il dj e abbiamo iniziato a fare questa cosa qui»

Grazie ad una figura come Soulboy, originario delle Barbados, che secondo alcuni rappresenta l’”Afrikaa Bambata italiano”, viene organizzata una serata dal titolo “Ghettoblaster” in cui la colonna sonora principale era la musica rap: per partecipare a questo evento bisettimanale si riversano all’Isola nel Kantiere gli appassionati da tutta Italia.

Nel 1990, intanto, gli Onda Rossa Posse avevano mostrato come potesse essere possibile utilizzare l’italiano all’interno dei brani rap mantenendone l’efficacia comunicativa, soprattutto per veicolare messaggi politici. Ed è anche sulla spinta di questo che nasce “Stop al Panico”, di cui verrà fatto anche un video.

Guarda ora “Stop Al Panico!”

Sia a livello lirico che dalle immagini vengono sottolineato il clima di inquisizione e di paura che aveva investito la città emiliana. Vengono infatti mostrati immagini dei telegiornali che parlano di omicidi, intervallati dai rapper che, in diversi scenari cittadini, interpretano la propria strofa.  Una perfetta fotografia del contesto bolognese dell’epoca. Come spiegherà Speaker Deemo:

«L’abbiamo realizzato in un momento di grossa tensione a Bologna per dar voce ad una campagna antipanico e repressiva»

Gruff, Neffa e “Passaparola”

Dopo “Stop al panico” la band si riorganizza al suo interno. Lascia il gruppo Treble e arrivano infatti nella formazione Papa Ricky, Dj Gruff e Neffa. Proprio l’ingresso di quest’ultimo si rivela emblematico sul passaggio di consegne tra punk e rap. Dal momento che Neffa, dopo aver militato come batterista della band punk Negazione, si legherà per un buon periodo al mondo rap, lasciando un segno indelebile.

Inizio anni ’90: Neffa mentre suona la batteria durante un concerto dei Negazione

Con la nuova formazione viene rilasciato un nuovo singolo dal titolo “Passaparola”, prodotto dall’etichetta bolognese Century Vox.  Il Brano ottiene un buon riscontro e lo dimostra la partecipazione dell’Isola Posse All Star al programma di Serena Dandini “Avanzi”, trasmissione che godeva di molto seguito e che andava in onda su Rai Tre in seconda serata.

Guarda ora “Passaparola Live”

Da questa traccia si comincia a intravvedere la transizione tra forma posse e quella più legata allo stile e all’estetica che avremo modo di vedere in “SXM” dei Sangue Misto, con Dj Gruff prevalentemente agli scratch e produzioni, e la perfetta intesa lirica di Neffa e Deda.  Dopo soli pochi anni però il progetto Isola Posse All Star si conclude ma si apre un nuovo capitolo: Deda, Neffa e Gruff danno infatti vita ai Sangue Misto e cambieranno la storia del rap italiano con l’album “SXM”.

Un disco, la storia.

Ascolta ora “SXM”

L’album esce nel 1994 – proprio quando finalmente gli inquirenti sveleranno le identità della banda della Uno bianca – e determina l’inizio della golden age italiana.  Bologna in quest’epoca, secondo molti, si impone per un lungo periodo come centro nevralgico della scena rap, prendendo il nome di “capitale del hip hop italiano”. Lo dimostrano la gran proliferazioni di artisti e progetti che negli anni ’90 partiranno proprio da qui. Dai Fuckin’Camels’n effect a Dj Lugi, fino ad arrivare a Joe Cassano e Inoki (PMC); a ritrovi storici come il Livello 57 con Zona Dopa e il Link.

E oggi?

Una città ora, che dal punto di vista della scena rap, sembra aver perso la centralità e la spinta propulsiva rispetto passato, ma che conserva ancora la sua importanza come luogo a custodia di una declinazione del rap più legata alla sua forma tradizionale. Così come negli anni 90, i centri sociali rimangono ancora rilevanti a Bologna quanto sotto attacco, come testimonia il caso “Atlantide” , lo sgombero del caso “Labas” nel agosto 2017 e la vicenda del “XM24” Ma, talvolta, dagli sgomberi e dal clima di tensione possono nascere esperienze, sia a livello politico sia a livello artistico, capaci di lasciare il segno. Isola Posse All Star è una di queste e ci si augura di vederne tante altre.

Guarda ora “Passaparola”

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Autore:
Nicolò Falchi
Autore, Copywriter, con un Master in "Storia e Comunicazione", membro della SISS. Attualmente a Barcellona.

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