Tra un po' potremo ricominciare a fare quello che facciamo da sempre.
Giorni vuoti, giorni pienissimi. Giorni che sembrano tutti uguali, e notti in cui ti rigiri nel letto, perché sei “ancora troppo poco stanco per dormire”.
Giorni di introspezione forzata, notti di messaggi in chat interminabili, cercando di aggiustare cristalli che ormai sono mosaici, per ricominciare poi la mattina dopo con gli occhi ancora rossi di Whatsapp e di Call of Duty, cercando di tenere una routine psicologica per non sclerare.
La terra ci ha messo in punizione e, al tempo stesso, ci prende per il culo. Milano sta dando la primavera più bella di sempre forse, con cieli cosi blu da sembrare uno spot dell’Algida e aria abbastanza pulita da farti dimenticare di essere nella città del fumo per qualche minuto, e io non posso fare a meno di non sentire una voce nel retro della mia testa che dice: “Lo vedi come sono perfette le cose se non cerchi di cambiarle?”.
Giorni in cui sei forzato a guardarti dentro, e guardandomi dentro ho trovato l’amore che ho per questa musica. L’amore per la scrittura, per scrivere la barra più giusta, per cercare il sample più figo. Per passare la serata con una canna e la penna in mano, invece che uscire a cena a dimenticarti dei problemi che ti crei da solo. Compriamo cose che non ci servono, con soldi che non abbiamo,facendo lavori che non ci piacciono… Greta ci aveva avvisato.
Perso nell’era della confusione mediatica e dello shopping compulsivo online, lo stop mi fa capire quanto siano inutili cose che mi sembravano indispensabili. Mi sono accorto di quanto sia importante avere una passione, qualcosa in cui credere, perché in momenti come questo è una vera ancora che ti tiene vicino a terra e non ti fa andare alla deriva. Ho capito quanto è fondamentale avere qualcosa che rimane, quando tutto cade.
Giorni in cui ti accorgi di stare vivendo in tempi di guerra, perché siamo a tutti gli effetti in guerra con un agente patogeno. Aspettiamo in code infinite fuori dai supermarket mentre gli animali corrono liberi come alla fine dell’Esercito delle 12 Scimmie. Amazon diventa sempre più ricca mentre le piccole imprese stramazzano al suolo come gazzelle durante una siccità. Trump consiglia di bere candeggina per rendersi immuni mentre le celebrities stanno nelle loro case-resort cantando Imagine di John Lennon su Facetime, e De Luca impugna illancia fiamme perché Conte ormai è il nuovo sex symbol italiano.
Sembra una macabra puntata di Rick e Morty, se non fosse che è tutto vero. Per noi millennials, questi sono i nostri anni di piombo. E in tempi di guerra come questi, ti accorgi del valore delle persone che hai intorno e ti chiedi chi davvero sentirebbe la tua mancanza se partissi domani e non tornassi più. E,oltre a tua madre, chi ti mancherebbe davvero? Tempo di ricalcolare tutto, e di rivalutare tutti.
Ma lo abbiamo già fatto questo gioco: è il signor Scrooge alla vigilia di Natale,quando incontra i tre fantasmi e riflette sui suoi errori e su cosa può fare per sistemare le cose. Ma in questo caso il fantasma è molto reale, e non va da nessuna parte. In questi giorni tutti lo abbiamo guardato negli occhi almeno una volta, e abbiamo dovuto guardare da un’altra parte per sopravvivere. Tra meme del Corona e di Spongebob, tra Tiger King e la New music Friday, tra Pornhub gratis e le previsioni virologiche di Rai Uno, qualsiasi cosa pur di non pensarci.
Prima del virus, i dottori ci allungavano la vita e noi la passavamo con l’ansia di giorni migliori, costruendo mezzi che andassero più veloci cosi da non guardare fuori dal finestrino. Dovevi annullarti per affermarti, dovevi buttarti via per mantenerti.
Mala vita non è un problema da essere risolto, è una realtà che va vissuta. Anche le crisi, forse specialmente quelle.
In questo momento la realtà è dura e fa male se la guardi dritta in faccia, ma ormai ci conosciamo: se cadiamo, è per imparare a rialzarci. E ci siamo sempre rialzati più forti, come fenici dalle ceneri, come Lazzaro nel pozzo, come Jordan nel ’95.
Adesso,perdere il controllo di un presente che non ha futuro sembra essere l’unico modo per darci speranza.
Questi giorni di attesa finiranno, tra una playlist e una telefonata alla persona che davvero volevamo sentire.
E quando saranno finiti, potremo ricominciare a fare quello che facciamo sempre: danni.
Ascolta la playlist ''Danni'' di Mondo Marcio qui
Ringraziamo Mondo Marcio per il contributo