Estero

Come l'era delle suonerie ha messo le basi per Tik Tok

Un fenomeno del passato è tornato da poco in una nuova forma

Articolo di
Nicolò Falchi
on
21
-
11
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2020


Nel 2006 l'industria discografica mondiale era in piena crisi. Le vendite dei CD erano in calo costante, le piattaforme di streaming non esistevano e la pirateria dilagava.

Vi era l'estrema necessita che qualcosa smuovesse il mercato, serviva appunto una scossa che andasse a fermare questa discesa costante dei profitti all'interno dell'industria discografica mondiale. E fu così che, del tutto inaspettatamente, arrivò il fenomeno delle suonerie, il cui protagonista era T-Pain. Sull'onda del suo successo, tantissimi artisti seguirono il suo esempio e cominciarono a creare della musiche fatte appositamente per diventare suonerie dei cellulari.

La stessa dinamica la stiamo vedendo ora proprio con Tik Tok, dove gli artisti stanno creando dei brani - ma sarebbe meglio chiamarli jingle - strettamente pensati per diventare virali all'interno della piattaforma.

“When I’m in the studio, I don’t finish the song and say, ‘That’s going to be a big ringtone.’ I don’t know if a song is going to be a hit or it’s going to flop. I never know. I just do the music and if people like it, they like it.”



T-Pain, noto anche per aver sdoganato l'uso massiccio dell' autotune, divenne "The ringtone king", arrivando a vendere milioni di suonerie con “Buy You A Drank,” “I’m Sprung,” and “I’m N Luv (Wit A Stripper)”. Più di quando abbia fatto attraverso le copie dei suoi dischi.

Le suonerie cominciarono ad esplodere all'inizio del 2000: prima con dei jingle molto simili a quelle dei videogiochi anni '80 e inizio '90, poi, più avanti, si capì che le strumentali rap si prestavano molto bene a questo utilizzo. In un epoca in cui  ancora non esistevano gli smartphone e le miriadi di app, i giovani di allora, oltre alla possibilità di acquistarle dal web, si divertivano a creare suonerie attraverso delle funzionalità messe a disposizione dai vecchi modelli del Nokia.

L'esempio di T-Pain, dunque, creò un vero e proprio mercato e furono in tanti gli artisti a seguire il suo esempio, cominciando a creare brani pensati principalmente per diventare delle suonerie per il telefono. Molte aziende, attraverso la loro vendita - circa 3$ per 15 secondi di suoneria - guadagnarono enormi profitti fino almeno al 2008, anno in cui comincia una rapida discesa in funzione delle nuove piattaforme streaming.

Dalle suonerie a Tik Tok


Allo stesso modo questa dinamica si sta riproponendo ora con Tik Tok. Il colosso cinese è ormai è una solida realtà del mondo social, il cui utilizzo non è più circoscritto ad una precisa fascia d'età, ma si sta aprendo ad un pubblico sempre più ampio e adulto.

Le aziende e gli sponsor si buttano ormai a capofitto in questa piattaforma, il quale sta diventando sempre più centrale anche per l'industria discografica. In modo particolare molti artisti stanno creando dei veri e propri brani per diventare virali su TikTok. Le tracce devono rispondere solitamente a questi requisiti molto semplici: devono essere ritmate, con drop accattivanti, semplici e immediati, in modo tale da essere ballati in un video di massimo 60 secondi.


Sono tanti i casi ormai di brani ed artisti esplosi grazie alle continue condivisioni degli utenti. Da Lil Nas a Roddy Rich, passando per Doja Cat o l'esempio nostrano di Anna con "Bando". Questa dinamica ci riporta proprio a più di dieci anni fa, quando molti artisti creavano dei brani con il preciso intento di diventare suonerie dei cellulari e raggiungere così una fascia di pubblico molto più vasta.


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Autore:
Nicolò Falchi
Autore, Copywriter, con un Master in "Storia e Comunicazione", membro della SISS. Attualmente a Barcellona.

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