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CJ vuole essere più grande di “Whoopty”

Per far sì che il successo del brano metta le basi per la popolarità del suo autore, in questi giorni CJ sta rilasciando diverse interviste a testate di tutto il mondo e ci ha dato l’occasione di conoscerlo in un’interessante chiacchierata su Zoom.

Articolo di
Gabriele Baldassarre
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2020

Ripensarci a 2020 inoltrato è strano, ma nell’estate del 2017 c’è stato davvero un momento in cui diverse persone nell’industria musicale statunitense pensavano che Cardi B sarebbe stata una di quelle che oltreoceano vengono definite one-hit-wonder. L’aver messo a segno una hit più grande di qualsiasi brano mai pubblicato in precedenza, fece nascere il dubbio che si potesse trattare di un caso isolato, ma mentre “Bodak Yellow” spopolava e Cardi non pubblicava musica, il suo nome rimaneva sulla bocca di tutti e il personaggio incuriosiva milioni di persone, facendo sì che il successo del brano trainasse. o per lo meno mettesse le basi, per quello dell’artista che vediamo oggi.


Il background di Cardi, ex-stripper e concorrente di reality show, e quello di CJ, oltre alla provenienza newyorchese, hanno veramente poco in comune, ma anche CJ, come la rapper di “Invasion Of Privacy”, si gioca il futuro della sua carriera su quello che farà dopo la sua prima grande hit, “Whoopty”. Lo stesso CJ la cita nella sua wishlist di collaborazioni. «Per futuro il mio sogno è di collaborare con Drake. Lui è indubbiamente uno dei migliori per costanza. Ma anche con Lil Baby o Cardi B, che di recente ha messo un video sui social in cui ascoltava Whoopty ed è stato una figata».


Chiunque abbia un account su un qualsiasi social media in uso nel 2020, avrà sentito anche solo di sfuggita il brano, facendosi ipnotizzare dal twist drill del sample indiano già flippato più volte nel genere e reso noto da artisti come Memo 600, King Von, Pop Smoke in America e Rondo Da Sosa in Italia. “Whoopty” vanta ad oggi 108 milioni di streaming solo su Spotify, 68 milioni di views su YouTube e mezzo milioni di video con il suo suono su Tik Tok. Che per un brano inizialmente pubblicato da indipendente non è male. Con questo brano CJ ha scalato le classifiche streaming di tutto il mondo, Italia compresa, ed è arrivato a firmare il suo primo contratto in major con Warner Records.

Per far sì che anche il successo del suo brano metta le basi per la popolarità del suo autore, in questi giorni CJ sta rilasciando diverse interviste a testate di tutto il mondo e mi ha dato l’occasione di conoscerlo in un’interessante chiacchierata su Zoom.


CJ è un ragazzo del 1997 di origini portoricane che ha tanta voglia di restare umile e sembra essere felice del momento che sta vivendo. «Un giorno come tanti ero davanti al pc di casa mia a cercare type beat su YouTube a ripetizione, finché non mi sono trovato davanti a quello che sarebbe stato il beat di “Whoopty" e ho capito che sarebbe stato il pezzo che è oggi» ha spiegato. «Vivere quello che sto vivendo è una benedizione perchè è tutto quello che sogno da quando a 5 anni guardavo i primi video su MTV davanti alla televisione e sognavo di vivere di questo lavoro. Quello a cui penso ora è solo continuare a vivere tutto questo come un divertimento».


La sua è una storia particolare che parte dal quartiere di Staten Island a New York, orfano di artisti di successo dai tempi del Wu-Tang Clan e sboccia in uno dei momenti più floridi per la storia hip hop della Grande Mela da almeno 10 anni. «Credo che a Staten Island non ci sia una vera motivazione artistica a fare meglio rispetto agli altri quartieri e c’è troppa gente che non pensa alla musica ed è focalizzata sulle cose sbagliate» ha raccontato. «Da ragazzino io stesso sono stato il primo a cercare di uscirne per creare connessioni e farmi un nome e credo che questa sia una delle cose che mi rende diverso rispetto ad altri artisti».


«Farcela a New York è più difficile che in qualunque altro posto. C’è così tanta competizione e così tante persone che vogliono fare musica ed essere artisti, che è come lottare per la propria sopravvivenza ogni giorno». Il particolare pattern ritmico che ha portato al successo “Whoopty” è infatti quello tipico della UK Drill, trapiantata a Brooklyn grazie alla connessione tra il producer AXL Beats e Pop Smoke e che ha contribuito a rendere nuovamente prospera la città.


«La prima volta che ho sentito un pezzo drill credo che si trattasse di un brano di Pop Smoke nel 2018. Quando lui pubblicò “Welcome To The Party” all’epoca, settò lo standard per tutto quello che sta succedendo oggi a Brooklyn, cambiando le regole del gioco» ha detto CJ. «Penso che oggi, dopo tanti anni di faide, New York stia un po’ facendo squadra, anche ispirati da quello che artisti come Gucci Mane hanno fatto ad Atlanta».


Non è tuttavia facile il bivio in cui il rapper oggi si trova. Tanto del suo domani dipenderà da quello che succederà da oggi in poi, ma il rischio che il brano diventi più grande di lui è dietro l’angolo e se restare dentro la scatola stilistica di “Whoopty” potrebbe farlo perdere nel mare di nuovi artisti drill di Brooklyn, cambiare potrebbe essere letale quando non c’è un catalogo pregresso a fare da scudo. Tuttavia, CJ sembra avere l’idee chiare sul futuro e avere un piano è già un ottimo piano.


«Rispetto ai tantissimi artisti che sono in giro, penso che la mia miglior qualità sia la versatilità. Non sono un artista che si fossilizza su un unico genere. Posso fare un pezzo drill, uno melodico e poi uno latino e penso che questa cosa possa aiutarmi sul lungo periodo».


Il suo obiettivo sembra dunque essere quello di fare in modo che gli i numeri di “Whoopty” diventino i suoi standard e fare in modo che tutte le persone incuriosite dalla sua hit diventino persone attente alla sua arte. «Tante persone e tanti miei fan non se lo aspettano, ma le prossime uscite credo che shockeranno tutti quelli che pensavano che quella di “Whoopty” fosse la mia unica dimensione».


Nella speranza che Cardi B non rimanga l’unica artista newyorchese ad affermarsi dopo una hit mondiale, CJ ci saluta anticipandoci le sue future mosse e parlandoci del suo EP.


«Ora come ora penso che sia presto per pensare ad un album» mi ha detto. «In fondo sono in questo business da soli quattro mesi. Per questo motivo ho deciso di lavorare a un EP di 7 tracce che uscirà presto. Penso che possa essere la giusta presentazione per me in quest’industria e permettermi di stabilirmi dopo il successo di “Whoopty”.

Ringraziamo Warner Records e CJ per la disponibilità

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Autore:
Gabriele Baldassarre
Scrivo per Esse Magazine dal 2017 e quando ho voglia di scrivere, mi piace scrivere di cose che nessuno ha ancora scritto.

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