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Cosa devono fare gli altri streaming services per raggiungere Spotify?

Guardando le storie di qualsiasi rapper italiano, ci si rende conto che nel nostro paese quello di Spotify sia ormai un monopolio. Cosa possono fare gli altri streaming services per colmare questo divario?

Articolo di
Federico Maccarrone
on
17
-
01
-
2020

Il monopolio è per sua natura una struttura economica pericolosa per qualunque start-up: la stabilità e la quota di mercato del primo, spesso, sono tali da impedire al secondo di poter creare una propria clientela e un proprio pubblico.

È in questo contesto che diviene impossibile per la start-up sviluppare un prodotto che possa essere competitivo nel mercato.
È surreale calare questo ragionamento nel mondo italiano degli streaming services, ma, a livello di percezione, quello instaurato da Spotify è un monopolio rispetto agli altri competitors.

Secondo il sito di Fimi: “La pervasività dello streaming riguarda anche le fasce d’età più grandi: nell’utilizzo del formato si registra infatti un incremento dell’8% sia nei 45-54 anni (51%) che nei 55-64 (40%). In generale, il 57% consuma musica solo attraverso servizi di audio streaming: tra le motivazioni, l’accesso immediato a un catalogo immenso (63%) e la possibilità di selezionare la musica preferita (53%)”.

Spotify è nato nel 2006 e è sempre stato l’avanguardia dello streaming

Guardando le storie degli artisti, le condivisioni dei fans e i numeri della musica italiana, non sembra esserci spazio per Apple Music, Tidal o Amazon Music, se non per brevi e veloci spot, come quello di Alexa.
Da cosa è nata questa situazione? E soprattutto, cosa possono fare gli altri streaming services per raggiungere Spotify?

A livello mondiale, Spotify nasce nel 2006, ben prima di qualsiasi altro streaming service, quindi parte della sua potenza è data dalla sua forte avanguardia su questa tipologia di fruizione della musica.
Apple Music e Tidal sono arrivate a quasi 10 anni di distanza, mentre Amazon Music è diventata centrale in questo mondo solo pochi mesi fa, nonostante sia nato più di 10 anni fa.
Iniziare prima vuol dire avere più esperienza in un determinato ambito e potersi permettere di definire i trend, come sta avvenendo ora con i podcast di Spotify.

L’importanza della versione freemium per la diffusione di Spotify

Inutile girarci intorno: un’altra componente fondamentale per la diffusione di Spotify è stata la versione free, facilmente scaricabile da ogni App Store e più che sufficiente per qualsiasi soggetto che non sia un ascoltatore accanito di musica.
La strategia è chiara e ha un solo imperativo, disposto da Gustav Söderström, capo del prodotto di Spotify: «Migliore sarà la nostra esperienza per gli utenti gratuiti, maggiori saranno le chances che questi diventino utenti premium».

Perché la versione freemium è una scelta imbattibile?

Spotify ha capito che il modo migliore per diffondere il proprio brand è offrirlo gratuitamente.
Questo può apparire banale, ma ci tengo a sottolineare perché la funzione free sia fondamentale per creare un bisogno negli utenti.
Per utilizzare una fonte autorevole, Leonardo di Caprio lo ha spiegato divinamente in “The Wolf of Wall Street”:

La componente necessaria, prima di poter chiedere del denaro a una persona, è essenziale assicurarsi che in questa persona cresca un bisogno, una necessità.
La funzione free è esattamente questo: l’utente si abitua a non poterne fare a meno e anzi si dimostra sempre più interessato a un upgrade rispetto alle proprie possibilità.

Al fine di eguagliare Spotify, gli altri streaming services dovrebbero rendere accessibile il proprio servizio a un prezzo promozionale, come solo ora Tidal e Apple Music hanno cominciato a fare, offrendo più mesi di abbonamento a pochi euro.

Apple Music e Tidal stanno sfruttando appieno i loro contenuti esclusivi?

Contemporaneamente sia Apple Music sia Tidal dispongono di contenuti esclusivi assolutamente interessanti, come interviste e documentari inediti, inaccessibili per gli utenti di Spotify.
Pubblicizzare di più questi contenuti, così come evidenziare i vantaggi di questi streaming services sarebbe fondamentale per la crescita del servizio.

L’era dell’apparenza: poter vedere i numeri degli streaming è oggi fondamentale

Un altro importante aspetto di Spotify è la totale trasparenza dei numeri di streams. Sia i fans sia gli artisti possono verificare e mostrare i risultati delle proprie uscite, arrivando a condividere con chiunque le proprie vittorie.
Quanti artisti condividono nelle proprie storie la posizione del proprio brano nella classifica Spotify?
Nell’era dell’apparenza, l’impossibilità di fare altrettanto con Apple Music, Amazon e Tidal diviene fondamentale per gli artisti e per la loro condivisione.

Spotify ha sempre favorito le collaborazioni con gli artisti

Un ultimo punto è la collaborazione con gli artisti: ogni mese Spotify organizza collaborazioni o eventi esclusivi con musicisti, in vista dell’uscita dei loro progetti.
Sono innumerevoli gli artisti che nel corso dello scorso anno hanno collaborato con Spotify per le loro releases, ma in che modo gli altri streaming services hanno cercato di tenere testa all’azienda svedese?
La risposta è semplice: in nessun modo.

A livello globale sia Apple sia Amazon hanno dichiarato di voler investire moltissimo sui loro servizi di streaming, quindi le situazioni qui descritte potranno evolversi e cambiare in brevissimo tempo.
La condicio sine qua non per ampliarsi è essere ben coscienti delle proprie possibilità, andando a strutturare il proprio lavoro e giocare le proprie carte al meglio.

La concorrenza è sempre la situazione migliore per il consumatore, perché concorrenza vuol dire scelta varia e sempre in miglioramento.
Ora è il turno di Apple Music, Amazon e Tidal di dimostrare il proprio potenziale rispetto a Spotify: ci riusciranno in questo 2020?

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Autore:
Federico Maccarrone

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